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135 - Cavour al tempo della 1° Guerra Mondiale

135 - Cavour al tempo della 1° Guerra Mondiale

Pochi villaggi possono vantare tanta regolarità edilizia come Cavour, - scriveva il teologo Felice Alessio in “MEMORIE CIVILI E RELIGIOSE del COMUNE DI CAVOUR” del 1913 – le vie sono diritte, la più parte parallele, in modo che è facile traversarlo in ogni direzione. Ha comode piazze per i mercati e due ampie tettoie per tenere al riparo le merci, non ultima ragione questa della frequenza di gente al mercato di Cavour, il martedì, celebrato per la copia del bestiame e del pollame, e svarietà di merci.
“L’agricoltura vi è fiorentissima per la razionale coltura della terra; copiosa l’esportazione dei bozzoli, della frutta, dei polli e delle uova.
“Difettando di corsi d’acqua, l’industria non ci ha grande sviluppo.  Trovansi tuttavia filande, segherie, apicoltura e anche una fabbrica di pasta alimentare. Grande è la gara fra i proprietari di terre e conduttori di fondi rustici nell’avere le stalle bene fornite di buoi, di vacche, di vitelli e di maiali. Il numero di questi, che s’ingrassano per la macellazione, è cospicuo, perché forniscono buon lardo e buona carne, ond’è che sono assai ricercati. 
“Ogni frazione di Cavour possiede una latteria, fatta eccezione di quella del Bosco, che è unita a Sant’Antonio, ove si lavora buon burro e cacio, detto nostrano. Nella frazione di Sant’Antonio si fabbricano “le gruere”, tipo Berna, molto stimate in commercio…
“In piazza Solferino una graziosa palazzina contiene i bagni per il pubblico, mentre molto curata è da sempre l’istruzione elementare con circa 22 scuole (11 per il capoluogo  e il resto nelle borgate) per cui il comune spende oltre ventimila lire all’anno.
“Il tram, che allaccia Cavour con Pinerolo e Saluzzo, e quindi col Piemonte, giova assai al suo commercio alimentato specialmente dai numerosi negozianti in pannilani e pannilini, che sono da essi smerciati nei tanti comuni limitrofi.
“La Rocca stessa attira di per sé forestieri a visitarla, contemplandosi dalla sua cima il grandioso panorama del Piemonte occidentale e quello maestoso delle Alpi…
I cavouresi non sono chiassosi, amano la vita quieta e pacifica. Una partita alle bocce, un bicchiere di vino bastano a ricreare il loro cuore. Sono sobrii, modesti, lavoratori, attaccati tenacemente alla religione cattolica e al Re. Di opinioni perciò temperate, alienissimi dalle pazze idee del socialismo e del radicalismo. Ossequienti alle autorità, intenti solo ai loro negozi…
“Un circolo sociale, due società operaie (una maschile e una femminile), una cooperativa di consumo e una militare danno occasione a frequenti convegni degli abitanti per trattare di cose riguardanti al benessere del loro villaggio, e a farvi opportune proposte. La Società Militare mantiene vivo in Cavour, con gli spiriti militari di cui diede in ogni secolo lodevoli esempi, l’amore operoso alla patria, e si adopera per non lasciare cadere in oblio la memoria dei prodi che si distinsero nelle patrie guerre…”

Cavour ha allora circa 7000 abitanti, per lo più dediti all’agricoltura. Con gli anni della guerra le nascite caleranno precipitosamente e, dalle 163 unità del 1914, si passerà alle 152 del 1915, alle 123 del 1916, alle 92 del 1917, fino alle 85 del 1918.
I quel tempo furono sindaci di Cavour il Cav. Uff. Giuseppe Crosino Bertone (dal 1912 al 1914) e Chiaffredo Mattalia (dal 1914 al 1922), mentre il parroco era Mons. Teol. Bernardo Arato (dal 1912 al 1927, anno della sua morte).
Esistevano inoltre in Cavour un ospedalino, un nuovo asilo, due ospizi di Carità (uno femminile e uno maschile), la Pretura, le carceri, una centrale termoelettrica, una stazione meteorologica, quattro mulini e sette lavatoi pubblici.
“Il contadino cavourese, nel passaggio tra Otto e Novecento – scrivevano Paola Michialino e Ugo Perassi nella loro tesi “Problemi di Riqualificazione Urbana a Cavour” AA 1990/91 – ha poco da spendere per la casa e per i consumi sociali, che si limitano alla dote per le figlie e alle spese per il funerale; le sue spese sono di investimenti di natura fondiaria: l’acquisto del terreno e la costruzione della stalla.
“Nelle case rurali, come si rileva ancora oggi, la stalla è costruita con materiali più pregiati e tecniche più moderne e costose rispetto alla casa di abitazione: la stalla è in mattoni con volte, la casa invece, mantiene le strutture verticali in pietra e terra argillosa di solai in legno.  
“Le case del centro, tutte allineate e affacciate sulla via, hanno il piano terreno adibito a bottega, con adiacente il retrobottega: nessuna casa privata, se non per puro caso o per interposta via, si affaccia sulla piazza. …
“La via è il segno esclusivo del paese, è il luogo urbano per eccellenza, la piazza invece è per il mercato, per la gente e per gli affari della campagna.
“E’ la campagna, a partire dal maggio del 1915, ad affrontare per prima i mali della guerra: con gli uomini migliori, se ne vanno al fronte i raccolti, il bestiame, le scorte….”

Giolitti, dimissionario perché contrario all’entrata in guerra dell’Italia, lascia deluso Roma e tornerà nella sua casa di Cavour.  
“La Prima Guerra mondiale – scrive Miranda Possetti Prialis della frazione di Castellazzo – aggiunse miseria alla miseria e in molte case rimasero solo donne, vecchie e bambini. Si racconta che negli anni con scarse precipitazioni si raccoglieva la gramigna, l’erba infestante che non soffre di siccità, e poi si faceva seccare in grandi mucchi che venivano rivenduti per l’alimentazione dei muli.
“La “spagnola”
(l’influenza che, fra il 1918 e il 1920 uccise decine di milioni di persone nel mondo, forse 600.000 solo in Italia, ndr) causò molti lutti e nella frazione persone giovani ne furono vittime.” 
A Cavour, fra gli altri, morirà ad appena 5 anni, Mariuccia, figlia dell’Ing. Maria Emanuele PEYRON. 

I cavouresi, “grati e supplici a N.S. del Buon Rimedio”, per celebrare la fine dell’epidemia, organizzeranno un grandioso pellegrinaggio al Santuario di Cantogno, il 9 ottobre del 1919.

 


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