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1 - Regina Buffa, cavourese di nascita, diede il nome al famoso panettone di Pinerolo

1 - Regina Buffa, cavourese di nascita, diede il nome al famoso panettone di Pinerolo

La tradizione vuole che il panettone sia nato , all’inizio del ‘800, in quel di Milano, ad opera di un fornaio di nome Tony che, per conquistare il cuore di una bellissima fanciulla che non apprezzava i prodotti del suo negozietto, volle creare qualcosa di nuovo. Impastò la farina per il pane arricchendola con burro e zucchero, uova per darle il colore dell’oro e cubetti di frutta candita multicolore che dessero l’illlusione delle pietre preziose. Dette ad intendere che quell’insieme di gusto squisito era dotato di magici poteri, e tutti vollero assaggiare quel suo straordinario pane che venne subito denominato “Pan dei Toni” e quindi “panettone”.

All’inizi del ‘900 Pietro Ferrua, proveniente dal cuneese, si stabilisce con la famiglia a Pinerolo, e, subito dopo la fine della Grande Guerra, si sposa con la Regina Buffa, originaria di Cavour. Insieme hanno un grande progetto: quello del commercio; lui è attirato dall’arte bianca. Già dopo un anno danno vita ad un prodotto artigianale che in seguito li farà conoscere anche all’estero: il bene voluttuario in una nazione ancora prostrata dalla guerra, eppure quell’insolito dolce natalizio, modificato nella forma rispetto a quello  milanese, e con l’aggiunta di ingredienti nuovi, fa affluire sempre più gente al loro “pastin”, nel centro storico di Pinerolo.

Ora bisognava trovarli un nome. E questo successe durante un pomeriggio trascorso in laboratorio con amici illustri della Pinerolo che contava. Assaporando il panettone, uno di loro esclamò convinto: “a l’è propi galup!”, e Regina immediatamente replicò: “… e noi lo chiameremo GALUP!”.

Regina Buffa aveva così contribuito al completamento di quel successo. Regina di nome e regina della casa. Di lei Pietro Ferrua disse: “Mi fu vicina; compagna preziosa ed insostituibile nella creazione di questa azienda di cui intuì il rapido sviluppo. Felice di lavorare senza sosta, non solo per noi stessi, ma per i nostri figli, che attendeva con ansia affinchè fossero i continuatori della nostra opera, e non solo i beneficiari”.

“Galup” in dialetto piemontese significa “ghiottoneria”. Qualcuno, pensando alla Scuola di Cavalleria di Pinerolo, ritenne erroneamente che volesse significare “galoppo”o “ideale galoppata”.


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