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68 - Giovanni Visconti Venosta l'ultimo Marchese di Cavour

68 - Giovanni Visconti Venosta l'ultimo Marchese di Cavour

Fu l’ultimo dei discendenti Benso ad avere il diritto a fregiarsi del titolo, concesso la prima volta nel 1649 a Michele Antonio da Carlo Emanuele II.
I Marchesi Benso, che si susseguirono nel tempo seguendo la clausola della trasmissibilità per sola linea di primo genitura maschile, furono nove.
L’ultimo, Ainardo, nipote del Conte Camillo, morì celibe nel 1875 e la sua eredità fondiaria passò alla sorella Giuseppina e quindi alle figlie di lei, Luisa e Adele.
Luisa, andata sposa al Senatore del Regno d’Italia Emilio Visconti Venosta, nel 1903, con decreto regio, riuscì ad ottenere per sé il titolo di “Marchesa di Cavour”. Ebbe cinque figli, fra cui Enrico (maggiore volontario dell’esercito italiano morto nella Guerra di Liberazione contro i tedeschi nel 1945) e Giovanni, il più giovane, che ereditò tutti i titoli della famiglia, fra cui anche quello di “Marchese di Cavour”.
Rinunciato alla carriera letteraria, Giovanni, intraprese quella diplomatica, pur sapendo che l’avrebbe tenuto a lungo lontano da casa. Conservò tuttavia intatto il culto della famiglia e della sua privacy. Aveva un atteggiamento aristocratico e un modo calmo e semplice di parlare e di trattare con la gente che lasciava trasparire la profondità della sua anima.
Morì a Berna, dove si era recato per un banale intervento chirurgico, il 14 novembre 1947 e, per sua espressa volontà, fu sepolto a Grosio (Sondrio), dove già riposavano il padre e la madre e dove esisteva Villa Visconti Venosta (oggi trasformata in Museo). Era nato a Milano nel 1887.
Nel testamento, redatto nel castello di proprietà della famiglia a San Martino Alfieri si leggeva: “Oggi, 11 settembre 1943, sano di mente e di corpo, scrivo le mie ultime volontà. Credo in Dio, desidero riposare a Grosio presso mio Padre e mia Madre. Nomino erede universale di tutti i miei beni presenti e futuri la mia diletta consorte Margherita Pallavicino Mossi in Visconti Venosta”.
La Marchesa fu in seguito prodiga di lasciti e donazioni a enti e istituzioni varie.
Il Castello di Santena, prestigiosa dimora dei “Cavour”, fu lasciato in eredità alla Città di Torino, e, grazie all’opera della Marchesa, vide l’incremento degli studi cavouriani con la creazione della “Fondazione Cavour” (anche con il concorso della Fiat che ebbe il Marchese fra i suoi più assidui consiglieri), del Museo e del “Centro di studi Giovanni e Margherita Visconti Venosta”.
A Giovanni Visconti Venosta è dedicata, dal 1953, la Scuola Media Statale di Grosio.


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