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57 - Il “CARITON”, dolce tradizionale dei vecchi natali cavouresi

57 - Il “CARITON”, dolce tradizionale dei vecchi natali cavouresi

“Mi racconta la nonna – scrive Mariuccia Cavallone della frazione Babano di Cavour – che già ai suoi tempi, cioè all’inizio del ‘900, si faceva il “cariton”, che veniva cotto nel forno dopo la cottura del pane. La tradizione voleva che si facesse sempre in occasione del Natale. La famiglia si recava a far visita a parenti e amici per gli auguri portando questo dolce. Era paragonabile al panettone dei giorni nostri e quindi non era Natale se mancava sulla tavola”.
Sandro Doglio, nella pubblicazione “Le cose buone del Piemonte”, così descrive altre specie di “cariton”:
“CARITON (o CARITA’, CIARITA’, CARITIN) – Nome dato nel Torinese, nell’Astigiano e anche nel Monferrato a una focaccia di farina, uova, zucchero e burro, che, fin dal XIII secolo, veniva tradizionalmente messa all’asta in paese per raccogliere fondi per i poveri.
In uno dei suoi romanzi di vita e tradizioni piemontesi, Luigi Gramegna racconta un episodio delle feste di maggio dell’anno 1663 a Torino, in cui toccò alla corporazione dei musicanti provvedere “il Maggio, la Carità e i caritini”.
“Il Maggio”, spiega Gramegna, “era una specie di piramide di carta, alta un braccio, diligentemente ricoperta di carta inargentata, e tutto in giro adornata di immagini a stampa della santa patrona. Chiamavansi poi Carità e Caritini una larga focaccia ed alcune dozzine di focaccine, fatte con frumento, miele e burro”. La festa si svolgeva, con gran concorso di popolo, in Piazza Reale (poi diventata Piazza San Carlo): la Carità , rotta a pezzetti, fu offerta ai musicanti e il resto gettato ai ragazzini; i “caritini”, invece, venivano offerti ai bottegai o agli abitanti dei palazzi intorno, i quali offrivano a loro volta vino per i musicanti e i danzatori, e qualche moneta d’oro o d’argento per la beneficenza.
A Mezzenile (TO), ancora oggi alla festa patronale (San Bartolomeo, 22 agosto), si prepara un grosso pane circolare, detto ciarità (carità), che viene benedetto: nel foro al centro del pane viene piantato un grosso ramo di abete (detto “Ciantel”), ornato con nastri multicolori (“bindel”). Durante la festa, in cui si balla la “correnta”, viene distribuito il pane benedetto.
A Piobesi, ancora oggi esiste il “TROFEO CARITON”, una manifestazione che prende il  nome dal dolce e che ogni anno, come da antiche tradizioni rurali, segna la fine dell’estate.   
Una Carità condita con pepe, sale e zafferano e cotta nel forno, veniva fino a pochi anni or sono distribuita nel Pinerolese in occasione della festa di Sant’Antonio Abate (a Cavour e anche nei dintorni è ancora attuale, ndr). Veniva conservata come talismano e fatta mangiare agli animali ammalati”.

La ricetta del dolce che Mariuccia Cavallone presentò al concorso “ La Mela in cucina” (3° edizione “Tuttomele” – 1982) classificandosi al primo posto per la torta più buona, è la seguente:

                                    “CARITON”

 

Ingredienti:

2 uova, 1,5 Kg di mele Renette Grigie, 100 g di burro ammorbidito, 200 g di zucchero, 4 amaretti, 1 bicchierino di latte, 250 g di farina, 1 bicchierino di vino bianco, buccia grattugiata di un limone, 1 pizzico di sale, mezza bustina di lievito per dolci.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Esecuzione:
Lavare le mele, sbucciarle, privarle del torsolo, affettarle e metterle a cuocere per un’ora a fuoco lento con due cucchiai di zucchero, gli amaretti e il vino bianco. Lasciare raffreddare. Preparare la pasta sbattendo bene le uova con lo zucchero e il burro, unire la farina, la buccia grattugiata del limone, il latte, il sale e il lievito. Lavorare per cinque minuti abbondanti e poi dividere l’impasto in due dischi di oltre 30 cm di diametro. Coprire il fondo di una tortiera, precedentemente imburrata e infarinata, con uno dei dischi di pasta, farcire con il composto di mele e ricoprire il tutto con il secondo disco di pasta, sigillando bene ai bordi. Cospargere la superficie con un po’ di zucchero e infornare in forno già caldo a 180°/200° per circa mezz’ora.

 

 

 

 

 

 


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