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L’emigrazione in Italia e in Piemonte

(Elaborato premiato al concorso “Storie di migrazioni” della Regione Piemonte)

A cura di: Cristina Re, Diego Moriena, Lorenzo Lauro, Umberto Corsalini – classe III B Scuola Media Statale G. Giolitti di Cavour – Anno 2004


“Mi trovo
in una nuova
terra
non conosco ciò
che accadrà.
non conosco ciò
che si dice felicità
di un nuovo mondo,
conosco solo la felicità
che avevo
nella mia Italia
ma che ormai
è andata perduta.
La sto cercando
ma…ho paura
di non trovarla più.”
Andava di moda, un tempo, cantare “Mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar”.
Più di ventiquattro milioni di italiani, per sfuggire ad un destino di fame e di povertà, hanno effettuato viaggi oltre oceano.
Furono soprattutto gli italiani del nord ad emigrare.

Gli espatri erano determinati da ragioni prevalentemente economiche, il salario era insufficiente a garantire la sopravvivenza della famiglia.
In un primo momento partivano gli uomini, mentre le donne attendevano le “rimesse”, ma nei primi anni del ‘900, anche le donne italiane cominciarono ad emigrare.
Ci furono però anche degli speculatori che ammassavano nelle loro navi il maggior numero di emigranti.
Lo Stato italiano e la Chiesa provvedettero a tutelare l’emigrante con leggi apposite a forma di assistenza.
Chi si scopriva affetto da tubercolosi, da malaria o da tracoma doveva tornare indietro. Le “little Italies” erano una peculiarità delle metropoli americane.
Gli italiani ricrearono uno spazio e un’atmosfera familiari, attraverso il recupero della cultura e delle tradizioni del paese d’origine.
Ci fu una politica di restrizione dagli Stati Uniti tra il 1921 e il 1924. Il regime fascista si rivelò ostile alla mobilità migratoria. Nel secondo dopoguerra lo Stato italiano condusse una politica migratoria volta a favorire la mobilità e l’espatrio. Tre il 1946 e il 1976 partirono sette milioni di italiani. Tra il 1951 e il 1971 circa quattro milioni di meridionali si sono trasferiti nel nord.
Continua la bella tradizione del Premio Internazionale “Piemontesi nel mondo”. La “Piemontesità” che si traduce in lavoro, in intelligenza, in capacità di governo merita di essere sottolineata. I nostri emigranti hanno saputo dialogare e conquistare un ruolo di cui questi nostri concittadini premiati, sono oggi esempio.
L’emigrazione è sempre stata un fenomeno che ha toccato l’Italia ma in particolar modo il Piemonte. Stando alle statistiche, le mete preferite dai piemontesi sono l’America latina, l’Argentina e il Brasile; al secondo posto si trovano gli stati confinanti con l’Italia. I piemontesi sono più di sei milioni, sparsi in tutto il mondo e molti di essi sono riusciti a trovare lavoro e ad assicurare una vita serena ai propri figli, perché uno dei tanti motivi dell’emigrazione nel mondo, era proprio quella di trovar lavoro e di assicurare una vita più serena e più tranquilla ai propri familiari, altri vanno in cerca di fortuna.

Gli emigrati nel mondo sono tanti e alcuni di loro sono riusciti a costruire dei paesi gemellati con i nostri, infatti in Brasile è situata la città di Osasco, fondata dall’osaschese Antonio Agù, che conta 1.100.000 abitanti ed è la seconda città per importanza e grandezza dello stato di San Paolo.
Comunque i piemontesi emigrati cercano di tenersi in contatto con il Piemonte attraverso lettere, e-mail ecc.

Parlando ancora di statistiche ho ritenuto giusto riportare dei dati che ci danno una vaga idea sulla forte tendenza ad emigrare.

PAESI ANNI EMIGRATI
Francia 1901 – 1913 230.291
Svizzera 1901 – 1913 155.456
Germania 1901 – 1913 26.682
Austria 1901 – 1913 6.178
Altri paesi 1901 – 1913 24.595
U.S.A. 1901 – 1913 122.278
Argentina 1901 – 1913 151.030
Brasile 1901 – 1913 17.128
Altri paesi 1901 – 1913 18.893
Nel complesso 1901 – 1913 752.531

In questi anni anche noi, senza emigrare stiamo cercando di mantenere i contatti con gli emigrati tramite l’associazione “Italiani nel mondo”.
Infatti grazie a queste associazioni anche noi quando scopriamo qualche problema nei paesi gemellati ci preoccupiamo come se facesse parte del nostro paese e così riusciamo ad aiutarli, sui vari problemi che possono persistere ad esempio: ristrettezze economiche o problemi politici.


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