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San Proietto e il mistero delle reliquie della cripta dell'Abbazia di Santa Maria

San Proietto e il mistero delle reliquie della cripta dell'Abbazia di Santa Maria

“Nell’anno del Signore 1905, il 27 settembre – si legge sulla relazione del rinvenimento custodita nell’archivio parrocchiale di Cavour – essendo presenti i signori: Monsignor Bernardo Arato Vicario di Cavour, teologo Felice Alessio, Sign. Dott. Comm. Alessandro Portis, Conte Carlo Lovera di Castiglione dei N.N. Ecclesiatici in Roma, Sign. Cordero Francesco affittore della cascina dell’Abbadia, proprietà del Marchese Carlo Solaro del Borgo di San Dalmazzo, del Sign. Cassino Giovanni Battista… si incominciarono i primi lavori di scavo, allo scopo di rinvenire alcune reliquie che vi erano deposte, secondo lunga tradizione di popolo.
“Scesi, circa le ore sedici pomeridiane, nell’antica cripta della chiesa abbaziale
(S. Maria di Cavour, ndr), sotto la direzione del capomastro Sign. Tavella, si incominciò a smuovere la parte superiore dell’altare che si presenta nel suo complesso colla forma di un grande capitello isolato, secondo la forma delle confezioni basilari romane.
“L’altare è formato da tre parti, appartenenti ad antiche colonne romane, e tra la superiore e la parte media, si rinvenne una piccola scatoletta di piombo, incastrata nel marmo, delle dimensioni di m2 0,07 all’incirca.
“La scatola era, per la sua posizione, gelosamente sottratta ad ogni sguardo profano e ad ogni indagine indiscreta. Era accuratamente chiusa da un coperchio di piombo facilmente movibile, e mancava di ogni segno grafico, parimenti che d’ogni genere di suggello.
“Aperto la piccola e rozza teca si sono trovati tre frammenti di ossa appartenenti alle costole, il tutto frammisto a grande quantità di frammenti di spugna annerita: da un lato si rivenne una piccola targa di piombo corrosa dal tempo, dove probabilmente si leggeva, secondo l’uso la “notitia”
(cioè il nome del martire, ecc, ndr).
“Il coperchio non ha, come la scatola, segno alcuno, tranne una piccola x incisa da un lato.
Rimesse a luogo le reliquie, dopo aver esaminato attentamente la loro posizione contemporanea… alla costruzione della cripta-ANNO 1000- si è venuti alla conclusione, che queste fuggessero, secondo i riti, da pietra sacra per la celebrazione dei Divini Misteri.
“Questo attestando di aver veduto, ci firmiamo…”
Seguono le firme dei presenti menzionati all’inizio della relazione (anche con la presenza degli storici Patrucco e Gabotto).
La teca, riesaminata ancora il giorno dopo con le stesse conclusioni, sarà definitivamente portata nella chiesa-casa parrocchiale di San Lorenzo.
Ma di chi erano quelle reliquie?
“La più antica attestazione documentata del culto di San Proietto a Cavour – scrive Marina Coppa nella sua tesi di Laurea in Lettere a Indirizzo Archeologico riguardante la nostra Abbazia (AA 1980/81) – risale al 1591, quando è nominata la “crotta di San Proietto”, mentre nella lettera dell’abate Cornelio Pozzo al Cardinal Paravicino del 1601, si parla delle reliquie disperse “dall’Aldighiera” (dal Lesdiguières, nel 1592, ndr) … “cavate d’una cassetta dove erano et gettate per terra dalli soldati”.
Dalla stessa lettera dell’abate Pozzo si evince che i monaci le avrebbero raccolte, portate al sicuro a Polonghera dal Signore di Racconigi e quindi riportate all’Abbazia… “cò molta consolatione del popolo di Cavour, che cò molta divotione andò poi proccesionalmente a visitarle con cerimonie liturgiche annuali in suo onore il giorno 25 gennaio”.
Un San Proietto vescovo, ucciso presso Volvic (Alvernia / Francia) nel 668/72 dc, era veneratissimo in Francia soprattutto in chiesa monastiche di regola benedettina come la nostra Abbazia: erano forse quelle le reliquie custodite nell’altare della cripta, dove è probabile che il suo costruttore, il Vescovo Landolfo, le abbia fatte collocare?
A complicare la situazione però, è il rinvenimento casuale a Cavour, verso la fine dell’800, di una lapide “in marmo verdognolo del Perrerro”, “posta a mò di ponticello su una gora di un prato”, in cui si legge  (nella traduzione dal latino del teologo Felice Alessio):
QUI RIPOSA SAN PROIETTO VESCOVO (PRAESOL) CHE MORI’ IL 19 OTTOBRE
Molto controversa la datazione della lapide attribuita al IV/V secolo.
Un Proietto locale dunque – dice ancora la Coppa – morto e sepolto in territorio cavourese, il cui culto sarebbe stato vivo in età altomedievale, e un Proietto alverniate tradizionalmente venerato nelle abbazie benedettine: sovrapposizione di due culti con cerimonie liturgiche annuali il giorno 25 gennaio, a significare la ripresa in ambito monastico di una forma di venerazione locale in chiave benedettina, di cui rimane traccia ancora oggi nella memoria degli anziani del luogo”.
La teca ritrovata nell’altare della cripta nel 1905, ora è in esposizione al Museo d’Arte Parrocchiale di Cavour.
Lo scopritore a Cavour della cosiddetta “lapide di San Proietto” (ora al Museo Archeologico di Caburrum /Abbazia di Santa Maria di Cavour) fu l’avv. Orazio Roggero, distinto storico e numismatico, nato a Verzuolo il 6/7/1858 e morto a Torino il 14/10/1914.
Negli “atti di riduzione dei beni e dei redditi” dell’Abbazia del 1728, redatti in seguito alla morte dell’Abate Coardi, un ritratto ligneo di San Proietto veniva descritto nella cripta, collocato sopra l’altare.
  


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